Officina Enoica Milano - Antonio Russo Evoè

Officina Enoica Milano - Antonio Russo Evoè

Antonio Russo ha ventinove anni e la testa piena di vigne, ulivi, silenzi e poesia. Cresce tra le distese immense dell’Alto Tavoliere delle Puglie, dove la terra si tende sotto il cielo largo, e il vento del mare si infila tra i rami dell’olivo come un vecchio amico. A Torremaggiore, dove nasce, ogni odore è una promessa: il mosto che ribolle, l’erba secca dopo il raccolto, l’olio nuovo che pizzica le narici e le dita.

Non si accontenta di vivere la terra, Antonio. Vuole comprenderla, raccontarla, trasfigurarla. La terra, per lui, non è solo fatica: è parola. Così studia. Prima Scienze Agrarie a Campobasso, poi Enologia ad Asti, nel cuore del Piemonte, dove il vino è cultura, paesaggio, rigore e poesia. Lì, tra le vigne ordinate del Monferrato e le curve sensuali delle Langhe, trova un’altra lingua della terra. Lavora alla Vietti, cantina storica di Castiglione Falletto, e partecipa alla nascita di grandi cru di Barolo. Respira quell’aria da laboratorio artigiano che solo i grandi vignaioli conoscono.

“Le Langhe sono il mio primo amore,” dice oggi. “Lì tutto è misura. Lì l’uva diventa architettura, l’uomo è parte della vigna.” E infatti è quasi certo di restare. Acquista un Maggiolino, cerca casa ad Alba. Ma il mondo si ferma. Il primo lockdown, la solitudine, l’assenza. L’impossibilità di tornare a casa diventa ferita. In quei giorni riaffiora un ricordo d’infanzia: una poesia che scrive da bambino, dove un uccello sogna il mare e un pesce sogna il cielo. Allora capisce. Il sogno non è altrove. È nel suo posto. Nella sua Puglia.

Torna. Non per rassegnazione, ma per scelta. Per amore. Per rivoluzione. “La tua vera rivoluzione sarà rivoluzionare te stesso,” ripete, citando Mannarino. E la rivoluzione, per lui, è restare. Dare dignità al luogo, alla lingua, alla pianta. Comincia dagli ulivi, da quelli della sua infanzia. Punta tutto sulla Peranzana, cultivar antica e schietta, che qui — tra il Gargano e l’Adriatico — raggiunge un’espressione unica, profonda, elegante. Nasce Evoè.

Evoè non è solo olio. È un’opera. Un’idea liquida. È olfatto e gusto che raccontano un paesaggio. Non si limita a nutrire: emoziona. Ogni bottiglia è pensata come un quadro. L’etichetta è firmata dal pittore Pino Spadavecchia, che traduce su tela il pensiero di Antonio. “Voglio che chi apre Evoè senta la mia terra: le cicale, la polvere d’agosto, il pane caldo. Voglio che emozioni come una poesia, come una musica.”

Oggi Antonio lavora tra San Severo, Cerignola e Venosa, al fianco di una consulente enologica di grande esperienza. Segue vigne, interpreta suoli, ascolta le fermentazioni. In ogni scelta cerca l’anima del luogo. L’enologia, per lui, è arte. È ascolto, intuizione, linguaggio naturale.

Continua a scrivere, a pensare. “Non sono un poeta,” dice, “ma la poesia mi accompagna.” Sorride, con quella lieve malinconia di chi ha dentro un fuoco che non consuma, ma illumina. Sa che il suo Tavoliere non ha ancora una voce riconosciuta nel grande racconto del gusto italiano. Ma sa anche che la voce può nascere. Che il racconto può iniziare da una goccia d’olio, da una bottiglia, da un ritorno.

Evoè è questo: non solo un extravergine. È una dichiarazione. Un atto d’amore verso la terra. Un’opera d’arte che si versa nel piatto, che profuma di casa, di tempo, di visione.

Antonio Russo resta. Resta e crea. Con la fermezza di chi sa che solo restando si può cambiare davvero.

 

Giovanni Comocardi per Officina Enoica Milano

https://officinaenoica.jimdoweb.com/i-vignaioli/puglia/antonio-russo/

Torna al blog